PREMIO FONDAZIONE PIAZZOLLA Germano Lombardi Narratore come di
una saga, e però inusitata e inquietante, le cui sequenze non si
svolgono secondo un ordinato filo temporale né disegnano
l'unitario ritratto composito di più generazioni in successione
(è la saga piuttosto di un tempo irrisolto, di una storia che
non matura e invece si scompensa e si inturgida, e si frammenta o
avvizzisce nel contagio tra i trascorsi e il presente dell'esperienza)
da Barcelona a L'occhio di Heinrich e poi lungo tutta la sua opera,
nella quale scrittura letteraria e scrittura teatrale sono in fertile
concorso e s'aprono a vicendevoli sostegni, Germano Lombardi ha messo
in scena più volte, in un acconto di tipo iterativo, situazioni
ed eventi, e atti necessariamente mancati, nel segno dello
sradicamento: sradicamento dei personaggi, che vediamo tornare da un
testo all'altro portandosi addosso una insofferenza inguaribile ed una
instabilità nomade (il motivo del viaggio è battente),
insomma facendo mostra di una vocazione anarchica e di una
irriducibilità picara che riprendono, suddividono e diffondono
alcune cellule politiche, alcune politiche forme del contenuto della
scrittura; sradicamento, ovvero torsione e disorientamento della
struttura narrativa, che non chiude, che slitta progressivamente sui
suoi appoggi, che consuma per attrito e dissipa in una serialità
senza svolgimento concatenato i generi romanzeschi verso i quali pure
sono attratte talune mosse del racconto (dal "noir" al "giallo" alla
"spy story"); sradicamento, infine, come disancoraggio e allucinazione
dello sguardo che domina sulla pagina fermando, trattenendo e perdendo
volta a volta una realtà estranea, insensata, incontenibile. Marcello Carlino |