Introduzione di Alberto Frattini

L'idea di questa antologia nacque verso la fine degli anni Settanta, in un vivace risveglio d'interesse per la cultura e la poesia dell'area romana nel secondo dopoguerra. Tra le varie iniziative che in quel clima maturarono si ricorda l'inchiesta, effettuata dalla rivista « Quinta Generazione », su un gruppo di poeti che avviarono a Roma il proprio lavoro negli anni Quaranta, in un ricorrente intreccio di tensioni, affinità, intenti operativi, che trovarono particolari occasioni d'incontro in una collana di poesia, « Il Canzoniere » e in una rivista « Poesia Nuova »: nell'una e nell'altra significativa risultava, pur nell'apertura a un orizzonte nazionale, la presenza di autori romani (per adozione se non per nascita o estrazione familiare). Il dibattito su quella inchiesta consentì di avvertire l'utilità, da un lato, di più articolate ricerche sui rapporti tra problematica culturale e proposte letterarie e artistiche nella Roma di quegli anni, dall'altro, di più ampie e documentate verifiche sul lavoro che i poeti, in particolare quelli delle generazioni di mezzo, avevano portato avanti sino alle soglie degli anni Ottanta.
Nelle conversazioni con alcuni amici del « gruppo aperto » sul ventilato progetto di una antologia che rispondesse a quelle esigenze, emersero subito le difficoltà che quel disegno comportava: soprattutto perché un più largo contributo alla storicizzazione delle esperienze avviate e svolte nell'area romano-laziale tra l'inizio degli anni Cinquanta e la fine degli anni Settanta, avrebbe dovuto coinvolgere, al di là di prospettive strettamente generazionali e di specifici orientamenti socioculturali e ideologici, un'assai folta schiera di poeti, fra i quali si potrebbero ricordare — a non andar oltre la quarta generazione — almeno i seguenti (senza la pretesa di offrire un elenco esauriente): Giannina Angioletti, Guido Barlozzini, Maria Luisa Belleli, Orlando Pier Capponi, Francesco Carchedi, Franca Maria Cairi, Liana Cairi, Pietro Cimatti, Franco Costabile, Lino Curci, Franco Fano, Gaio Fratini, Giovanni Giudici, Massimo Grillandi, Ruggero Jacobbi, Marcelle Landi, Carlo Martini, Umberto Marvardi, Enzo Mazza, Eraldo Miscia, Velso Mucci, Renzo Nanni, Angiolo Nardi, Tilde Nardi, Enzo Nasso, Francesco Nicosia, Nella Nobili, Albino Pierro, Nelo Risi, Brunelle Rondi, Lamberto Santilli, Giuseppe Selvaggi, Maria Luisa Spaziani, Giacinto Spagnoletti, Jole Tognelli, Carlo Villa, Saverio Vollaro, J. Rodolfo Wilcock.
Quando Marcella Uffreduzzi, secondo gli intenti accennati nella Premessa, pensò di impegnarsi nella realizzazione editoriale di questa antologia, non poche furono le difficoltà concrete emergenti, soprattutto in rapporto alle proporzioni del volume concordate con l'editore Con il comitato di coordinamento — costituito per avvalorare secondo più rigorosi criteri la struttura dell'opera — si decise pertanto di restringere l'arco delle presenze all'ambito di quei poeti per i quali (pur fuori da qualsiasi istanza di piani programmatici e di poetiche di corrente) più frequenti e fertili, da un lato, si erano manifestati i rapporti operativi di « gruppo aperto », e più significativi, dall'altro, apparivano i rispettivi esiti maturati entro una ricerca in molti casi trentennale. Avevamo anche ipotizzato di accogliere due presenze di grande rilievo: Pier Paolo Pasolini, che negli anni Cinquanta aveva gradito essere accolto tra le giovani voci di « Poesia Nuova »; e Angelo Ripel-lino che, amico e compagno di studi universitari di alcuni di noi, era rimasto però, per quanto attiene il suo lavoro in versi, estremamente appartato: abbiamo, pur con rammarico, rinunciato ad includerli poiché — senza ormai più la possibilità di un loro preventivo consenso, — coinvolgerli sarebbe risultato un atto sostanzialmente arbitrario.
Nella lettera d'invito all'antologia-inchiesta avevamo accennato ad una introduzione che adeguatamente affrontasse e approfondisse la complessità del contesto culturale e creativo in cui gli autori esemplati radicano l'origine della loro esperienza e dei relativi sviluppi; e prospettavamo, in parallelo, la pubblicazione di uno studio che approfondisse il significato dei testi sul versante linguistico e tecnico-espressivo. La ragione della rinuncia a questi contributi integrativi — rinviati a sedi e tempi diversi — consiste nell'impossibilità di far loro spazio in un testo condizionato da un'inderogabile misura di sviluppo. Considerando la ricchezza del territorio da esplorare o rivisitare, la complessità della ricerca da estendere tra coordinate sociologiche e ascisse semiologiche, la necessità di approfondire ulteriormente (anche su giornali e periodici) la fenomenologia del quadro socioculturale e letterario affrontato, ci 
siamo ancor più convinti dell'utilità del nostro contributo pur nei suoi scoperti e dichiarati limiti. La lettura e lo studio di questi Poeti a Roma offriranno infatti una precisa proposta ermeneutica sulla poesia espressa, nella seconda metà del secolo, dalla regione e dalla città al centro della realtà geografica e delle vicende storiche del nostro paese.

 

di Marino Piazzolla

Il mio fare poesia deriva essenzialmente dal pormi in rapporto con l'uomo, la natura e Dio che ritengo tre realtà trascendenti la mia persona. Più che nelle correnti artistiche credo nelle opere che hanno una loro compiutezza sia storica che metastorica. Tutto quello che di autentico un poeta riesce a rappresentare non lo attinge che dal « Sacro »; perciò l'arte che ha una maggiore durata storica ed un valore universale discende direttamente, o per vie misteriose, dalla trascendenza. Siamo nell'Essere e non possiamo evadere da questa totalità. Ho scelto la poesia lirica non per mia volontà, ma perché penso di essere stato scelto da un flusso misterioso che mi fa essere quel che sono in poesia. Credo, comunque, che la poesia, per poter vivere di vita propria, necessiti, in primo luogo, di ritmo, di pathos, d'invenzione, di autenticità, di perfetta adeguazione del significante (parola) al significato (contenuto). Penso che dare troppa importanza alle correnti dell'arte sia un errore storico. Quanto alle avanguardie possono essere necessarie nella misura in cui mettono in moto la soggettività creativa. La storia della poesia non si lascia storicizzare. L'essenziale durata di una poesia nasce da un maggiore approfondimento dell'Essere che il poeta compie nell'atto di fare poesia. Per tale ragione Saffo, Leopardi o Baudelaire sono contemporanei. I grandi poeti di un'epoca storica non sono perciò funzionar! passivi dello spirito dell'epoca, ma obbediscono, come afferma Hans Sedlmayr, direttamente all'Assoluto.

 
OPERE DI POESIA di Marino Piazzolla

Horizon perdus, Paris, Edition des deux Artisans, 1939. Caravanes, Edition des deux Artisans, 1939. Persile e Melasia, Trani, Pa-ganelli, 1940. Ore bianch, Trani, Paganelli, 1940. Elegie doriche, Roma, Eros, 1951. Un negro in Paradiso, Roma, Eros, 1952. Lettere della sposa demente, Roma, Ippogrifo, 1952. Esilio sull'Himalaya, Roma, Ed. del Canzoniere, 1953. Le favole di Dio, Roma, Albatros, 1954. Pietà della notte, Bologna, Cappelli, 1957. Il paese di nessuno, Roma, Porfiri, 1958. Poemetti, Roma, Porfiri, 1958. Adagio quotidiano, Padova, Rebellato, 1958. Mia figlia innamorata, Milano, Cino del Duca, 1960. Il paese d'Iride, Roma, Canicci, 1962. Gli occhi di Orfeo, Roma, Ippogrifo, 1964. Ballata per mille ombre, Roma, Canesi, 1965. Il mattutino delle tenebre, Pisa, La Soffitta, 1966. I detti immemorabili di R. M. Ratti, 2 volumi, Roma, Ippogrifo, 1966. Quando gli Angeli ascoltano, Roma, Ciranna, 1969. Minuetto per ombre sole, Padova, Rebellato, 1970. Per Archi impazziti, Roma, Veutro, 1970. Gli anni del silenzio, Roma, Cardini 1972. Viaggio nel silenzio di Dio, Roma, Ippogrifo, 1973. In un pianeta che ignoro, Roma, Ersi, 1974. Lettere della sposa demente, Roma, Ippogrifo, 1975. Sugli occhi e per sempre, Roma, Fermenti, 1979. / detti immemorabili di R. M. Ratti, Roma, Studio Tipografico, 1979. L'amata non c'è più, Roma, Ippogrifo, 1980. Parabole dell'Angelo di cenere, Roma, Fermenti, 1980.

 

BIBLIOGRAFIA CRITICA

F. VIRDIA, « La Voce Repubblicana », 5 agosto 1952; F. FORTINI, « Comunità », 7 dicembre 1952; E. F. ACCROCCA, «La Fiera Letteraria», 15 novembre 1953; P. DALLAMANO, « Paese Sera », 25 febbraio 1959; P. CIMATTI, « La Fiera Letteraria », 20 marzo 1960; N. CIARLETTA, «II Paese», 30 agosto 1960; A. FRATTINI, « Humanitas », novembre 1960; G. AVENTI, pref. a Gli occhi di Orfeo, cit.; A. BEVILACQUA, « II Messaggero », 14 settembre 1964; G. VILLAROEL, avvertenza a // mattutino delle tenebre, cit.; B. PENTO, « Annali della Pubblica Istruzione », gennaio-aprile 1965; R. MEJEAN, pref. a Lettere della sposa demente, cit.; A. FRATTINI, «L'Osservatore Romano», 11 settembre 1981.