"Un
Negro in Paradiso" di Marino Piazzolla
Mi chiamo Joe Oliver!
una volta, nella mia terra,
mi chiamarono il cigno!
Fui negro d'Orleans,
ma fui lo stesso cigno.
Ed ora sono come l'anima, bianco.
Sono bianco come un cigno.
Voi avete il sole sugli occhi,
siete gli angeli di neve
ed io porto ancora
la faccia nera
sull'anima bianca!
Morii di notte;
e non c'era luna.
Morii sulle rive di un fiume,
accanto alla mia malinconia.
Io, con la mia tromba,
quand'ero fanciullo
e il sorriso m'era compagno,
con la tromba
inventai la mia terra.
Mi dicevano i negri:
Joe, perché svegli la luna?
chiamaci il Congo:
noi soffriamo sui fiumi;
e abbiamo le case basse:
raccontaci la malinconia.
Ed io mi feci uomo;
mi feci più triste
perché avevo
tutta la mia terra nel cuore.
Fu una sera di fumo.
Bevvi, bevvi, fino al buio
per andarmene lontano dalla malinconia
fu una sera sotto i lumi
di una taverna
che la mia tromba scoppiò sulle labbra
e venne sul petto la mia terra.
Vidi i palmizi e le capanne;
ma vidi la mia gente
fra il cotone
col sangue alle caviglie:
la mia gente con le lacrime
grosse sulle pupille:
e bevvi, e bevvi pensando a Gesù.
Allora la tromba
si fece più alta del mio cuore;
la mano sognò sui tasti;
e nel mio petto di negro
cantò l'anima bianca.
Mi guardarono i negri
quella sera.
Mi guardarono e si mossero
sulle panche sotto i lumi;
e qualcuno cantò senza parlare.
Io avevo bevuto fino al buio,
non vidi il sorriso dei negri;
udii soltanto la tromba
portare in giro, nel fumo,
l'anima mia;
l'anima della mia gente
rimasta oltre i fiumi
col sangue alle caviglie,
nelle piantagioni di cotone!
Io svegliai la mia terra col mio soffio.
Fu la notte più alta dell'anno.
quando uscii fra i lampioni,
quando le donne si fecero mute
e le case di Nuova Orleans
ebbero freddo come fanciulle.
Uscii con la mia tromba,
uscii con la mia malinconia
e non c'era nessuno.
Fu la notte più alta dell'anno.
Nelle vie non c'era nessuno
quando i vetri s'aprirono
e il blus cantava
dalla tromba, più triste di me.
Mi sentii più negro
quando mi fecero festa,
mi sentii più negro
col dolore della mia gente
fermo nella gola a raccontare.
Quella notte vinsi il silenzio
con note a squilli a squilli.
Suonai fino a diventare fanciullo,
suonai, senza soffrire,
i canti della mia gente.
Suonai con l'ombra
di Gesù intorno al cuore
e perché bevvi,
fino a farmi buio.
Per le strade di Nuova Orleans
semplicemente regnò la mia tromba.
Le giovanette negre
mi dicevano:
Joe, oggi è festa:
sei la nostra terra!
Non andartene sulla collina,
resta con noi fino a sera
e sopratutto svegliaci la luna;
raccontaci come non si dorme,
non smettere di suonare.
Poi la gente fu cacciata
e anche i muri si fecero tristi.
Si spensero i lampioni,
si fecero di pietra i tamburi.
E da me la tromba
imparò a piangere sulle strade.
Lungo i fiumi ritornammo
e le case furono più basse,
guardammo più a lungo il cielo,
ci contentammo del sole,
ognuno di noi ebbe una storia
e se la cantò sottovoce.
Allora divenni vero cigno,
misi la mia anima bianca
nella tromba e suonai,
suonai per voi che non vedevo.
Io pensai al paradiso
e una sera, accanto al fiume,
quando fu ancora vera la pena
della mia gente,
io suonai, suonai per voi, e morii.
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